CORONAVIRUS. Disperazione, dramma e soprattutto morti. Si contano e si piangono. E sono tanti, molti di più di quanti indica la Protezione Civile. Capita al nosocomio di Chivasso con i suoi quattro piani occupati da malati Covid (il secondo, il quarto, il quinto e il sesto). E capita che ci sono malati ancora contagiosi ma fuori pericolo che potrebbero essere dimessi eppure restano lì perchè la Direzione Generale, quindi Lorenzo Ardissone, tutto sembra voler fare tranne che accettare l’offerta del Comune e trasferirli in un albergo. E poi ci sono una cinquantina di pazienti al pronto soccorso che necessiterebbe di un letto che non c’è.
Risultato? Dieci medici ammalati (ma qualcuno con tampone negativo e tac positiva continua a lavorare) e la bellezza di 36 infermieri. Numeri da guerra. E non basta. Nonostante le donazioni all’Asl, mancano i dispositivi! Mancano le tute e in distribuzione c’è un vestiario che assomiglia molto ai sacchi della spazzatura. Per questo, in silenzio, il personale ha organizzato varie raccolte per acquistare quel che serve facendo pure attenzione a non farselo requisire (sempre dalla Direzione di cui sopra e dall’Unità di sicurezza ).
Il dramma è che fuori da qui, fuori da quest’inferno, la situazione è anche peggiore e si muore in casa aspettando un tampone che non si farà mai, nel doloro dei tanti medici di famiglia trasformatisi in necrofori.