CAVAGNOLO. Gli infermieri, come i medici, hanno svolto un ruolo essenziale nella pandemia sul nostro territorio come nel resto d’Italia, a rischio della loro salute e di quella dei loro cari. Tuttavia, il loro lavoro di cura è spesso sottovalutato. SAMCO, insieme al Comune di Cavagnolo, ha voluto dare loro un segno di gratitudine, programmando una ripetizione dello spettacolo “L’arte bella”. “L’arte bella” andrà in scena a Cavagnolo, al teatro Martini, via Don Bosco 10, venerdì 6 maggio alle ore 21.
Lo spettacolo è stato ideato da Valerio Dimonte (Università di Torino), in collaborazione con Alessandra Rossi Ghiglione, regista dello spettacolo e direttrice di SCT Centre (Social Community Theatre Centre), e prende spunto dalla drammatica esperienza del Covid per mettere in scena il dialogo tra una giovane infermiera dei giorni nostri, Teresa Siena, e un’attrice professionista, Antonella Enrietto, nelle vesti di Florence Nightingale. Nightingale è la pioniera inglese dell’infermieristica, che nell’Ottocento dettò le prime regole in corsia trasformando l’assistenza ai malati in vera e propria professione, ed è ancora oggi considerata una figura ispiratrice per coloro che decidono di intraprendere questo percorso formativo.
La professione di cura, nel nostro mondo distratto e frettoloso, si è rivelata in tutta la sua importanza proprio durante la pandemia di Covid, con le sue caratteristiche principali: la capacità di vicinanza, di compassione e ascolto. La pandemia ci ha permesso di «vedere» il lavoro degli infermieri, la sua fatica e il suo inestimabile valore. Gli infermieri, in un contesto in cui era obbligatorio tenere le distanze, hanno continuato a ricercare il contatto con i propri pazienti, talvolta da dietro i dispositivi di protezione, con gli occhi; e hanno continuato a toccare i loro corpi, anche attraverso i doppi guanti.
Nello spettacolo, una colonna sonora che spazia da Donizetti ai Pink Floyd accompagna l’excursus storico e al contempo estremamente attuale dell’Arte bella, ossia dell’arte infermieristica. Così come Florence nell’Ottocento lottava per essere ascoltata dalle gerarchie militari maschili e contro la cultura nobile della sua famiglia, così ora gli infermieri chiedono di essere riconosciuti e valorizzati, socialmente ed economicamente, tutti i giorni. Semplicemente per quello che sono, fanno e si meritano.
Uno spettacolo che porta una ventata di bellezza e cultura proprio in un mondo, quello ospedaliero, che deve ritrovare, attraverso la valorizzazione della cura, la propria dimensione più autenticamente umana.