Quasi un secolo di rispettabile attività, per quattordici anni anche nella massima Serie, ma ora i “Tigrotti” della Pro Patria (anno di fondazione 1919) rischiano di vedere infangata in modo irrimediabile la loro maglia biancoblu a strisce orizzontali a causa del nuovo ciclone che si è abbattuto sulla Lega Pro con l’arresto di loro giocatori e dirigenti, anche se questi ultimi “occulti”, secondo la Dda di Catanzaro.
A Busto Arsizio, centro del Varesotto, ancor più popoloso del capoluogo Varese, i giocatori si sentono assediati, tanto che, fino a venerdì prossimo, in vista della partita di play-off con il Lumezzane, gli allenamenti si svolgeranno a porte chiuse.
Allo stadio Speroni i tifosi non si fanno vedere. Gli stessi che un mese fa avevano affrontato a muso duro il portiere Vincenzo Melillo e gli avevano chiesto: “Tu c’entri qualcosa con le scommesse?”. E il calciatore li aveva rassicurati, ma ieri è finito in carcere, tra i protagonisti negativi dell’inchiesta Dirty soccer con l’ex allenatore Marco Tosi, Mauro e Andrea Ulizio, il primo dg del Monza ma “anima nera” del Pro Patria, il secondo, suo figlio, pesantemente coinvolto nelle intercettazioni. Con loro anche il calciatore Adolfo Gerolino. I dubbi quindi, sul comportamento di qualcuno già serpeggiavano tra una tifoseria magari di numero esiguo ma non per questo meno ‘calda’ tanto che una sua parte si rese protagonista di contestazioni di sfondo razzista il 3 gennaio del 2013 ai giocatori di colore del Milan che avevano provocato la dura reazione di Kevin Prince Boateng, il quale, all’ennesimo insulto aveva scagliato il pallone in curva. La partita era stata interrotta e l’intero Milan se n’era andato, mentre qualche mese dopo sei tifosi erano stati condannati a pene dai 40 giorni.
Ora il sindaco di Busto, Gigi Farioli, chiama a raccolta i tifosi e dice: “Saremo al fianco dei giocatori onesti, perché la società, per lo stesso nome che porta, Pro Patria et libertate, non sia confusa con la peggior ‘ndrangheta”. Questo sin dai play-off che si terranno il fine settimana per dimostrare “l’orgoglio e la dignità con cui la città lombarda reagisce alla bufera”. Ma come si è giunti a questa situazione? Farioli non risparmia frecciate alla Lega: ”Forse bisognerebbe ragionare su una gestione della Lega che, se non sapeva, si e’ dimostrata per lo meno disattenta”. Busto, quindi, si schiera con il capitano Matteo Serafini che negli spogliatoi mise contro il muro i compagni in odore di combine e ricevette in tutta risposta dal ds Fabio Tricarico la provocatoria risposta: “Sfidali a duello”.
Fa fede un’intercettazione trascritta dallo Sco e agli atti dell’ inchiesta: “Il ds del Pro Patria riferiva a Mauro Ulizio, al quale, non si dimentichi – annotano gli agenti – non faceva capo alcuna qualifica in seno alla società se non un potere di gestione di fatto, che Matteo Serafini aveva mosso un atto d’accusa contro suoi compagni di squadra che il Tricarico non esitava a definire ‘uomini’ dell’Ulizio, avverso i quali muoveva accuse che li rendevano meritevoli della messa al bando dalla società”.
Tricarico “andava oltre e illustrava all’Ulizio, per sommi capi, la discussione avuta al riguardo con Serafini asserendo di avere suggerito al calciatore di risolvere la faccenda sfidando a duello i colleghi che stava accusando, pur di scansare, a suo dire, l’obiezione che il Serafini aveva sollevato”.