Avrebbe fatto fallire una grossa azienda del Bolognese, distraendo fiumi di denaro attraverso una complessa operazione di finanziamento con un fondo immobiliare, ‘mascherata’ da una compravendita immobiliare. Ad architettare la maxifrode, scoperta dalla Guardia di Finanza di Bologna, è stato secondo l’accusa un imprenditore di origine lombarda, gravitante da tempo nel capoluogo emiliano. Le Fiamme Gialle gli hanno sequestrato beni mobili e immobili per oltre 1,6 milioni, nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta e documentale che vede indagate sei persone: oltre all’imprenditore, un prestanome e gli amministratori di altre due società coinvolte negli illeciti.
I sequestri preventivi, con provvedimento d’urgenza del Pm Giuseppe Di Giorgio, riguardano una tenuta agricola di vigneti nell’astigiano, di 25 ettari, del valore di oltre un milione di euro; un’imbarcazione da diporto di circa 22 metri (valore di oltre 450 mila euro) sequestrata nel porto di Palermo; parte dei proventi derivanti dalla compravendita di un appartamento a Cortina d’Ampezzo, pari e circa 200 mila euro e una Mercedes da 30.000 euro.
Nel corso dell’indagine il nucleo di Polizia Tributaria della Finanza ha ricostruito ‘episodi distrattivi’ per milioni di euro che hanno portato al fallimento di un’importante azienda del Bolognese operante nel settore della produzione e gestione di magazzini e celle frigorifere. L’imprenditore avrebbe realizzato le distrazioni dopo aver architettato un’articolata operazione di finanziamento con un fondo immobiliare, che gli ha permesso di ottenere la liquidità per rilevare dai precedenti soci le azioni della società che ha poi portato al fallimento. Altre operazioni per distrarre fondi avrebbero permesso all’imprenditore di acquistare i beni sequestrati, tutti intestati a un prestanome che non disponeva di mezzi finanziari e di redditi sufficienti. Accertamenti e perquisizioni sono stati fatti nelle province di Bologna, Milano, Padova, Asti e Lodi.