Annamaria Franzoni continuerà a scontare la pena nella sua casa di Ripoli di Santa Cristina.
L’ha deciso il tribunale di Sorveglianza di Bologna che ha prorogato la detenzione domiciliare per la donna condannata per la morte del figlio Samuele, avvenuta a Cogne il 30 gennaio 2002. Una decisione che era di fatto attesa, dopo che questa mattina il procuratore generale di Bologna, Attilio Dardani, nell’udienza per decidere se prorogare o meno la misura, aveva espresso parere favorevole. Un sì che aveva fatto dire alla legale di Annamaria, avv. Paola Savio, di essere “fiduciosa”. Ora Franzoni potrà continuare ad accudire il figlio minore, Gioele, e restare alla vita del paese dell’Appennino che l’ha accolta. Lì sta trascorrendo questo periodo “serenamente”, ha spiegato l’avv. Savio. “E’ entrata in un tran tran domestico che peraltro era quello che voleva. E’ contenta, segue i suoi figli, fa la mamma, cucina, lavora: insomma una persona normale”. Nell’udienza di oggi i giudici di Bologna erano chiamati a valutare se ci fossero o meno le condizioni perché Annamaria continuasse a scontare la pena a Ripoli, in base a quanto previsto dall’articolo 47 quinquies dell’ordinamento penitenziario, che regola la possibilità di detenzione domiciliare per le madri di figli minori di 10 anni. La procura generale di Bologna era ricorsa in Cassazione contro la concessione fatta dalla Sorveglianza bolognese perché il figlio minore di Annamaria ha compiuto 10 anni nel 2013. A febbraio la Cassazione aveva quindi rinviato tutto alla Sorveglianza bolognese per un nuovo esame, per capire insomma se ci fossero ancora le condizioni normative affinché la donna continuasse a espiare la pena tra le pareti domestiche.
Oggi i legali di Annamaria, oltre a Paola Savio, Lorenzo Imperato, si erano detti sicuri di aver dimostrato che quei presupposti sussistano, basandosi sull’8/o comma dell’art. 47 quinquies, secondo cui al compimento del decimo anno di età del figlio il tribunale di Sorveglianza può disporre la proroga del beneficio se la detenuta ha già scontato due terzi della pena. La procura generale quindi, secondo Imperato, oggi ha concordato sull'”aspetto tecnico, formale e matematico” del calcolo della pena residua. Franzoni è stata infatti condannata a 16 anni (ma tre sono coperti da indulto) e per la sua difesa ha già espiato 6 anni e 11 mesi, cui però vanno sommati 22 mesi di liberazione anticipata, e il fine pena è previsto per il luglio 2019. Un calcolo, quello sui due terzi di pena già espiati, che alla fine ha convinto lo stesso collegio presieduto da Francesco Maisto.
Soddisfazione è stata espressa dai difensori, che si sono detti “contenti che Annamaria possa restare con la sua famiglia, come merita”.