Birba, briccone e manigoldo.
Alzi la mano chi non ha mai sentito le parole sopra indicate, ecco vediamo la loro curiosa origine. Birba significa monello; vagabondo, truffatore e deriva dal francese bribe tozzo di pane, e per estensione, accattone e delinquente. Attualmente è una parola tanto più bonaria di quanto non fosse all’origine: dal poveraccio male in arnese che diventa delinquente o brigante è passata ad indicare un più blando bricconcello, legandosi molto al vocabolario infantile, i bambini discoli o semplicemente vivaci vengono chiamati bonariamente birba, birbante, birbaccione. Per briccone dal provenzale bricon a sua volta derivato da un soprannome longobardo Bricco-onis, X secolo, connesso con bricca: individuo rozzo, montanaro, forse in agguato. Oggi significa persona di grande scaltrezza e di pochi scrupoli, che non rifugge da azioni disoneste pur di ottenere il proprio tornaconto. Insomma un vero manigoldo, carnefice boia, aguzzino; furfante. Questo ultimo etimo pare derivato dal tedesco managold, nome di un autore che nell’XI secolo scrisse contro gli eretici, o forse di un celebre boia. Altri credono derivi dal longobardo mudivald tutore, cioè colui che esercita il potere, e quindi giustiziere. I significati più antichi di questa parola sono truci e gravi, raccontano del manigoldo come di un assassino, di un boia. Oggi invece si parla di manigoldo quando si vuole ironizzare sul furfante per renderlo nullo come la sua idiota azione.
Favria, 19.02.2021 Giorgio Cortese
Ogni giorno mi sforzo di essere sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci. Il dolore di ieri è la forza di oggi