ATTUALITA’ Sarà stata la pandemia, ma i comuni del ciriacese e delle Valli di Lanzo si sono visti diminuire il reddito medio pro capite tra 2019 e 2020. Alcune diminuzioni spiccano in negativo, come quella che riguarda Ala di Stura: 1541 euro in meno di reddito pro capite alla fine del 2020, l’unica a sfondare il tetto dei mille euro sul territorio.
E stava per arrivarci anche Fiano: -901 euro. La mappa dei redditi medi pro capite nei Comuni italiani relativa al 2020 l’ha pubblicata l’istituto bergamasco Intwig qualche giorno fa. Dai dati che riporta si possono trarre alcune conclusioni sulla salute dell’economia dei territori montani e di quelli del ciriacese.
A dire il vero, un disegno ancora più preciso di questa situazione sarebbe stata la ricognizione dei redditi mediani, che non avrebbe tnuto conto dei redditi bassissimi o altissimi. Usare il reddito medio pro capite invece fa sì che sfuggano alcune possibili differenze sostanziali tra i tessuti economici dei vari Comuni.
Ad esempio, in un Comune ci potrebbero essere due attività molto redditizie a fronte di una vasta popolazione di pensionati e persone con basso reddito. Nonostante queste questioni puramente metodologiche, la tabella dei redditi medi permette quantomeno di affermare una cosa: le alte valli di Lanzo si trovano ancora in una situazione reddituale largamente al di sotto della media nazionale, e alcuni di loro (Balme, Chialamberto e Viù) rientrano nella top ten dei Comuni più poveri di tutta la provincia torinese.
Balme è il più povero, con un reddito pro capite di 13mila 736 euro. E’ però tra i pochi comuni che hanno visto crescere questo valore (+166 euro). Ma Balme è in buona compagnia: tutti i Comuni delle alte Valli di Lanzo non sfondano la soglia dei 20mila euro. Va detto che sono tendenzialmente Comuni piccolissimi, con una popolazione che solo in rarissimi casi (Ceres e Viù) raggiunge i mille abitanti.
Va pure considerato che si tratta di una popolazione mediamente anziana, formata da persone che non hanno altra fonte reddituale che la pensione. Magari questa pensione non è nemmeno altissima. Secondo uno studio recente dell’Osservatorio Inps sulle pensioni, il 33,4% dei pensionati italiani riceve meno di mille euro al mese. Ma non è solo questione di pensioni.
Il tessuto economico delle alte valli di Lanzo si regge tendenzialmente sul commercio e sull’agricoltura. Se il secondo settore sembra aver retto abbastanza, presentando livelli modesti di riduzione degli introiti, il primo è sicuramente tra quelli che ne sono usciti con le ossa rotte.
L’Unione Montana Alpi Graie ha tentato di metterci una pezza presentando, due mesi fa, “Axima”. Si tratta di un distretto diffuso del commercio che ha l’obiettivo di favorire l’aggiornamento dei commercianti in fatto di uso dei social e delle nuove tecnologie, così come di suggerire strategie efficaci per promuoversi sul territorio.
In questa situazione, il pubblico cerca di favorire il privato nella creazione di utili nella speranza che, arricchedosi i commercianti, tutto il territorio possa godere di un ritorno economico. Ma questo potrebbe non bastare.
Va affrontato ancora tutto l’universo dei servizi, notoriamente carenti in alta valle. E va fatto tenendo a mente che, di fronte a redditi così bassi, anche i costi dei servizi devono esserlo. Un discorso che vale soprattutto per il settore dei trasporti, il cui costo finale per il passeggero d’alta valle deve essere mantenuto basso.
Più in generale, va detto che le politiche pubbliche e il loro esito di valorizzazione di un territorio si intrecciano con l’attrattività di questo territorio per imprenditori e commercianti.
Un luogo con redditi pro capite bassi, associati a una bassa capacità di consumo, rende un territorio sicuramente meno attraente per i commercianti. Pubblico e privato, in questo contesto, non riescono più a lavorare in sinergia per rendere un territorio più ricco.
A guardare dall’altra parte, invece, e cioè ai Comuni più ricchi, spunta Fiano nella top ten di tutta la provincia torinese. E’ il sesto, dietro a Comuni come Pino Torinese che si attestano sui 32mila euro. Il reddito medio pro capite a Fiano è invece di 25mila 969 euro.
Quasi cinquemila euro in più di Ciriè, la seconda città più grande di tutte, che arriva a 21mila040 euro. Al secondo posto c’è San Carlo, con 22mila 792 euro. In generale, i comuni del ciriacese raggiungono tutti redditi medi superiori ai 20mila euro, con l’eccezione dei 19mila 653 euro di Grosso.
Attorno ai 20mila euro sono anche i redditi medi pro capite nelle Vaude (Lombardore 19mila 792, Rivarossa 21mila 476), e a Leinì (19mila 989 euro) e a Volpiano (20mila 401 euro). Si attesta su questa cifra anche venaria, con 20mila 644 euro.