Fiera, determinata, dotata di grande estro artistico, gusto e raffinatezza.
Miranda Casale, 84 anni, se fosse nata in un altro contesto storico e culturale, sarebbe, indubbiamente, diventata una firma dell’alta moda.
Le sue origini contadine, la guerra e la mentalità di quegli anni, invece, han fatto sì che parte di questa favola svanisse.
Sì, ma solo in parte, perché Miranda, ai sogni, non ha mai smesso di crederci.
“Dopo la quinta elementare – ci racconta – mio padre voleva che continuassi a studiare, ma l’avviamento era solo a Chivasso. Non volevo andarci. Volevo imparare a cucire”.
La guerra le dà una mano. Il 24 luglio, era il 1944, nel corso di un bombardamento, crolla il ponte sull’Orco, tra Brandizzo e Chivasso. Miranda ha solo 11 anni, ma la sua caparbietà vince su tutto: “Il giorno stessa sono andata in stazione a fare l’abbonamento per Settimo. Lì viveva una mia cugina che faceva la sarta. Per tre anni sono andata ad imparare il lavoro da lei. Affinché mi insegnasse, i miei genitori le mandavano farina, uova e polli. Eravamo contadini. Soldi non ce n’erano. Davamo quel che avevamo”.
A 15 anni per Miranda si aprono le porte della città: “Ho frequentato un’importante scuola di taglio in via Pietro Micca a Torino. Amavo passeggiare per la città, guardare le vetrine dei negozi. Arrivavo fino a Porta Nuova per ammirare i meravigliosi negozi del centro”.
Terminati gli studi Miranda iniza a confezionare i suoi primi abiti nella sua abitazione di via Gondolo 27, a pochi passi dalla casa in cui vive ora. Ma le soddisfazioni più grandi continua a dargliele la città: “Ho lavorato per diverse boutique del centro, abiti da sera, collezioni d’alta moda. Una di queste, dell’imprenditore torinese Fusco, era in via Pietro Micca, proprio sotto il campanile. Un’altra in via Barbaroux. Qui organizzavano anche sfilate con le creazioni. Tutti abiti da sera d’alta moda in tessuti pregiati che calcavano anche le passerelle di Saint Vincent”.
In questo contesto nasce il grande sogno di Miranda: “Volevo aprire un negozio di abiti da sposa in via Garibaldi a Torino. Ero determinata a farlo. Mi fermai solo perché mia madre mi disse chiaramente che lei i bambini non me li avrebbe tenuti. E così ho anteposto il bene della famiglia”.
Nell’atelier di via Gondolo c’era un gran fermento: “Molte ragazze venivano ad imparare il mestiere. Cucivo un po’ di tutto, ma la mia passione erano gli abiti da sposa. Uno dei più belli l’ho realizzato negli anni ‘50: tutto in organza bianca, ma era meraviglioso anche quello realizzato in seta azzurra. Era tutto ricamato”. Quando nel 1991 rinasce il Carnevale, Angela Ughetti, sua figlia, viene invitata dal parroco, Don Luigi Manassero, ad indossare gli abiti della Bela Cossotera. E’ Miranda a cucirle l’abito, impreziosito dai pregiati ricami realizzati da Angela stessa. Da quell’anno, quasi tutti gli abiti realizzati per le maschere storiche brandizzesi, portano la firma di Miranda. “Lo faccio per dare un contributo al mio paese e al Carnevale. Il mio modesto contributo da pensionata”. E, a darle un grande aiuto è Angela che racconta: “Io sono più appassionata di dettagli, finiture, ricami”. Gli abiti di quest’anno sono già pronti, ma tutto è ancora top secret. Un dettaglio, però Miranda ce lo svela: sono stati utilizzati centoventi metri di nastro di velluto verde per realizzarli. Tutto il resto è una sorpresa…
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